Le aziende hanno un ruolo importantissimo nella transizione energetica ed è per questo che a livello europeo sono state create delle linee guida per responsabilizzarle alla rendicontazione delle loro attività e del relativo impatto sull’ambiente. Una delle richieste che viene fatta è quella di rendere trasparente e concreto il proprio impegno per limitare il cambiamento climatico. In questo articolo vedremo quali sono i punti fondamentali che le imprese sono tenute a seguire.

Direttive Europee per la sostenibilità aziendale

Risale al 2014 la prima versione della Direttiva che richiede alle aziende di svolgere una rendicontazione di sostenibilità aziendale periodica: la Non Financial Reporting Directive o NFRD (Direttiva 2014/95/UE). Questa è stata poi sostituita nel 2022, con la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), che ha lo stesso scopo di reportistica dettagliata ma che la rende più vincolante, più precisa ed estesa ad un numero maggiore di aziende. 

Come per ogni Direttiva Europea, ogni Paese è tenuto a creare un Decreto di Recepimento, attivo in Italia per la CSRD dal settembre del 2024. Per avere il riferimento normativo dettagliato puoi cliccare qui. Se vuoi invece un riassunto dei punti fondamentali, puoi continuare a leggere.

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CSRD in 4 punti

1. L’obiettivo

Perché è stata redatta questa Direttiva? L’Unione Europea, con questo testo, chiede un impegno importante alle aziende, promuovendo la sostenibilità nel settore aziendale. Realizzando una reportistica chiara, le imprese risulteranno più trasparenti per tutte le attività relative agli ambiti ambientale, sociale, e governativo (ESG). Trattandosi poi di un documento pubblico, avere un report standardizzato e ben chiaro permetterà inoltre agli investitori di prendere decisioni più informate e comparabili nel tempo.

2. I soggetti interessati

Quali aziende devono presentare il report di sostenibilità? Come accennato, i soggetti interessati interessati dalla Direttiva CSRD sono aumentati rispetto alla versione del 2014 e nuove aziende verranno introdotte gradualmente tra il 2025 e il 2029. Va sottolineato che ogni categoria ha dei criteri relativi al numero di dipendenti e al valore dello stato patrimoniale, visionabili a questo link

I soggetti principali sono:

  • le imprese quotate, banche e assicurazioni, già tenute a creare la reportistica di sostenibilità e confermate dalla nuova Direttiva
  • grandi imprese, che verranno introdotte a partire dal 2026
  • le piccole e medie imprese quotate (PMI), gli istituti di credito di piccole dimensioni non complessi e le imprese di assicurazioni e riassicurazione dipendenti da un Gruppo. Queste verranno introdotte invece dal 2027
  • società figlie e succursali di società madri extra-europee, dal 2029

3. Le informazioni richieste

Secondo la nuova CSRD, nei report di sostenibilità vanno incluse informazioni specifiche sulle attività passate e sulle strategie future. Tutte le imprese coinvolte, in particolare, dovranno considerare i rischi legati al cambiamento climatico insieme ad altre tematiche ambientali come la perdita di biodiversità. Per realizzare il report le aziende si possono rivolgere ad enti terzi specializzati che possono indirizzare verso il giusto framework da utilizzare (come il GRI, Global Reporting Initiative).

Con l’introduzione della nuova Direttiva, le aziende sono tenute a definire anche il ruolo degli organi di amministrazione, gestione e controllo con specifico riferimento alle questioni di sostenibilità. L’obiettivo è che i piani dell’impresa siano compatibili con la transizione verso un’economia sostenibile e con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C in linea con l’accordo di Parigi e l’obiettivo dell’UE di conseguire la neutralità climatica entro il 2050.

4. Standard di rendicontazione 

Nella Direttiva viene esplicitato che le informazioni devono essere presentate secondo degli standard definiti dall’Unione, per rendere omogeneo il monitoraggio delle attività di sostenibilità delle aziende. Gli standard, gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), sono definiti qui.

Riassumiamo qui di seguito a cosa fa riferimento la standardizzazione:

  • Ambiente: Cambiamento climatico, Inquinamento, Risorse idriche e marine, Biodiversità ed Economia circolare
  • Sociale: Lavoratori, comunità, clienti
  • Governance: Condotta aziendale

Esempi di strategie aziendali di sostenibilità

Nell’ambito delle ESG, una delle attività spesso intraprese e presentata nei report di sostenibilità per ridurre l’inquinamento è relativa ai trasporti, che come abbiamo visto in questo articolo, contribuiscono ad una grande fetta di emissioni di CO2. 

Per questo motivo la Direttiva richiede alle imprese di dichiarare quante emissioni dirette e indirette di CO2 producano, incluse le emissioni causate dalle loro flotte.
Come ridurre questo impatto? Ad esempio, attraverso l’adozione di una flotta elettrica aziendale

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