5 falsi miti sulle auto elettriche
Da qualche anno, l’interesse sul tema delle auto elettriche è diventato sempre più vivace, sia a livello politico che non. La transizione all’elettrico è una scelta importante dettata dalla necessità di ridurre le emissioni di gas serra nel settore dei trasporti, uno dei più inquinanti, in quanto basato quasi esclusivamente sull’estrazione di combustibili fossili e sulla loro emissione in atmosfera tramite i gas di scarico.
La mobilità elettrica però, porta con sé un cambiamento delle abitudini piuttosto radicale, che porta spesso ad una resistenza al cambiamento in modo del tutto giustificato. D’altro canto, questa resistenza viene spesso alimentata anche da notizie false che in questo articolo vogliamo farti riconoscere, partendo dalle cinque più comuni.
Le auto elettriche inquinano più delle altre
Abbiamo già visto in questo articolo, come numerosi studi abbiano già sfatato questo mito: le auto elettriche non inquinano di più di quelle a motore endotermico, anche se la fonte energetica della ricarica provenisse da combustibili fossili.
Un’auto elettrica, infatti, può ridurre le emissioni fino al 75% rispetto a un’auto a combustione e del 25% rispetto a un’ibrida plug-in. In Italia, la produzione di energia elettrica attraverso fonti rinnovabili ha fatto passi da gigante e questo permette di ridurre ulteriormente le emissioni complessive delle auto alla spina anche tenendo in considerazione l’intero ciclo di vita. Secondo le ultime pubblicazioni Eurostat, nel 2024, le fonti rinnovabili in Italia hanno coperto in media quasi il 50% della produzione elettrica totale.
Le auto elettriche prendono fuoco
Questo è uno dei falsi miti più diffusi. Non esistono dati a supporto di questa teoria e al contrario, ci sono dati che indicano che i tassi di incendio delle auto elettriche sono inferiori di quelli a combustione, anche tenendo conto del numero circolante inferiore delle prime. Se, da un lato, le batterie al litio sono più difficili da spegnere, dall’altro, sono stati introdotti nel corso degli anni dei corretti protocolli di intervento che possono rendere più gestibile questa problematica. I Vigili del Fuoco inoltre, hanno portato avanti un’analisi importante insieme ad altri esperti del settore, evidenziando come “non risulta che i veicoli elettrici presentino un livello di rischio di incendio e/o esplosione maggiore rispetto ai veicoli tradizionali” (per maggiori approfondimenti si può consultare la Circolare dedicata)
>> Leggi anche: Quali sono i rischi delle auto elettriche
Le batterie delle auto non si possono smaltire
Quello delle batterie delle auto elettriche è un altro tema importante sul quale c’è molta confusione e che genera preoccupazione in relazione allo smaltimento di eventuali materiali preziosi.
Ricordiamo che le batterie non contengono terre rare, normalmente usate per l’elettronica di consumo, ma metalli preziosi come cobalto, nichel, piombo. Proprio per la loro importanza, è nell’interesse comune recuperare questi metalli anziché smaltirli. Le batterie che hanno completato il loro ciclo di vita possono essere riciclate per diventare nuove batterie, o in alcuni casi vengono addirittura usate per generare energia rinnovabile attraverso sistemi di accumulo ad alta capacità, come nel caso dello Stadio di Amsterdam.
Data l’importanza del settore automobilistico, da anni si stanno migliorando i sistemi di riciclo e la tecnologia è già piuttosto sviluppata per riciclare la maggior parte degli elementi delle batterie. Nei prossimi anni ci aspettiamo un’ulteriore evoluzione di questo settore.
Le auto elettriche hanno poca autonomia
L’idea che le auto elettriche abbiano “poca autonomia” è sempre meno vera. Oggi, molti modelli superano i 400-500 km con una ricarica, e alcune vetture premium arrivano a oltre 600 km.
Cosa vuol dire in termini pratici? L’ACI stima che in Italia si percorrono in media circa 30-40 km al giorno. Anche chi usa l’auto più intensamente raramente supera i 100 km giornalieri. Quindi, se l’auto elettrica ha un’autonomia di 400-500 km e un automobilista percorre 40 km al giorno (la media italiana), consumerà circa il 10% della batteria.
Anche con una ricarica lenta di 3 kW, questi 40 Km si possono recuperare in meno di 3 ore. Con una wallbox da 6 kW invece, in una notte si possono recuperare circa 250-300 km, più che sufficienti per ritrovare l’auto carica anche dopo spostamenti molto più lunghi.
Caricare l’auto elettrica è complicato
Forse la preoccupazione più diffusa: non avere accesso a servizi di ricarica è uno dei timori più comuni.
Per quanto riguarda la ricarica pubblica, l’accesso a stazioni di ricarica poteva essere un problema qualche anno fa, ma nel 2025 in Italia ci sono ben 64.400 punti di ricarica (dati: Motus-e) e non solo: l’Italia è tra i Paesi più virtuosi d’Europa nell’infrastruttura al servizio dei veicoli a batteria.
La soluzione più comoda in assoluto però resta la ricarica a casa, e la preferenza degli utenti per questa modalità è confermata dall’ultimo studio di Escalent: per gli utenti avere una wallbox a casa è il fattore decisivo per rendere migliore l’esperienza, che per l’81% dei rispondenti risulta essere migliore del previsto.